Accumulo: come funziona?
Produrre da soli in modo pulito la propria energia grazie ai pannelli solari fotovoltaici montati sul tetto di casa è una scelta che molti hanno fatto negli anni passati e molti stanno continuando a fare anche adesso. Vediamo insieme quali sono le principali tipologie di accumulo dell’energia che non viene autoconsumata nel momento in cui è prodotta.
L’impianto fotovoltaico ovviamente produce solo quando il sole splende, mentre i consumi elettrici delle famiglie spesso non sono concentrati nelle ore solari. Per utilizzare quasi al 100% l’energia autoprodotta dall’impianto FV la strada più interessante, dopo un’attenta analisi della propria tipologia di consumo elettrico, è quella di dotarsi di un sistema di batterie. Vediamo insieme quali sono le principali tipologie di accumulo .
Attualmente in commercio si possono trovare tre grandi tipologie di sistemi di accumulo:
I sistemi ON GRID (cioè sempre connessi alla rete) lato produzione;
I sistemi ON GRID post produzione;
I sistemi OFF GRID cioè completamente disconnessi dalla rete elettrica ovvero “in isola“.
Concentriamoci sui sistemi connessi alla rete.
I sistemi di accumulo lato produzione sono quelli in cui il pacco batterie e il suo sistema di controllo si collocano tra i pannelli e l’inverter, cioè sul lato corrente continua.
Sul mercato si possono trovare inverter nei quali l’elettronica di controllo delle batterie è già perfettamente integrata, senza componenti aggiuntive: questa soluzione è ottimale per impianti nuovi, che nascono abbinati ad un sistema di accumulo. In alternativa, per coloro che già possiedono un impianto fotovoltaico “tradizionale”, è conveniente abbinare un pacco batterie lato DC cioè installato tra l’impianto fotovoltaico e l’inverter: non ci sarà bisogno di installare un inverter aggiuntivo, ma si potrà usare quello dell’impianto fotovoltaico, se compatibile
I sistemi di accumulo post-produzione invece sono quelli in cui il pacco batterie e il suo sistema di controllo si collocano a valle l’inverter, dopo il contatore, cioè sul lato corrente alternata. In pratica sono i “kit” che si aggiungono all’impianto esistente senza modificarlo, perché lavorano in uscita dall’inverter esistente.
Infine lo storage può essere sia monodirezionale – cioè le batterie si caricano solo dal fotovoltaico – che bi-direzionale, cioè le batterie si caricano anche dalla rete.
Di seguito alcuni esempi.
Le immagini sono tratte dalle brochure Tesla e Solax ed illustrano le tecnologie disponibili sul mercato.
1- Accumulo lato CC o “Produzione”
2 – Accumulo lato CA o “Post – Produzione”
E’ necessario sostituire il contatore?
Per installare un sistema di accumulo “lato produzione bidirezionale”, se il contatore dell’energia prodotta è monodirezionale, è necessaria la sostituzione del contatore.
Un nuovo contatore bidirezionale va montato anche se l’accumulo è sul lato post-produzione se l’impianto è incentivato con il quinto conto energia FV, nel caso in cui acceda alle tariffe omnicomprensive e/o benefici dei prezzi minimi garantiti e contemporaneamente sia presente uno storage bidirezionale.
Le batterie più diffuse al momento sono comunque quelle monodirezionali, cioè che si possono caricare solo lato fotovoltaico, e in questi casi si può aggiungere l’accumulo anche senza installare alcun contatore aggiuntivo.
Sistemi di accumulo su impianti incentivati
Gli impianti fotovoltaici incentivati collegati alle reti di distribuzione in bassa o media tensione possono sempre essere abbinati a un dispositivo di storage mantenendo gli incentivi, con una sola eccezione: quelli di potenza inferiore a 20 kWp regolamentati dal primo conto energia.
È però indispensabile scegliere un sistema conforme alle norme di connessione, che sono la CEI 0-21 e la CEI 0-16, rispettivamente per gli impianti in bassa e media tensione e rispettare quanto stabilito dall’Autorità per l’Energia nelle delibere 574/2014 e 642/2014 e dal GSE nelle regole tecniche pubblicate da GSE.
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